Il passaporto digitale del prodotto: cosa è e che impatti avrà sul settore tessile

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Il settore tessile sta per subire una trasformazione significativa grazie all’introduzione del Digital Product Passport (di seguito, il “DPP” o “Passaporto Digitale di Prodotto”), previsto dal Capo III del Regolamento UE 2024/1781, c.d. “Regolamento Ecodesign”, per i prodotti del settore moda con particolare riferimento agli indumenti e alle calzature.

Cosa è:

il DPP è un documento elettronico che raccoglie e rende accessibili informazioni complete sul ciclo di vita di un prodotto tessile, dalla produzione alla fine della sua vita utile, compreso il riciclo o lo smaltimento. In altre parole, grazie al DPP sarà possibile reperire informazioni specifiche e cruciali su ogni capo d’abbigliamento, dalla sua origine fino al suo smaltimento o recupero. Alcuni esempi di informazioni che possono essere incluse all’interno del DPP sono: dettagli sui materiali utilizzati e informazioni sulla loro provenienza, dati relativi all’impatto ambientale, informazioni sul ciclo produttivo, consigli sulla manutenzione e riparazione, nonché indicazioni sullo smaltimento e il riciclo.

I requisiti specifici del DPP saranno meglio definiti in atti delegati adottati dalla Commissione Europea la cui entrata in vigore è prevista non prima del 19 luglio 2025.

Destinatari della normativa sul DPP sono, in primo luogo, i fabbricanti e gli importatori che, all’atto di immissione di un prodotto tessile sul mercato, saranno tenuti ad assicurare che lo stesso sia corredato di DPP. Sui distributori, invece, graverà l’obbligo di verificare che il prodotto sia etichettato o collegato a un pDPP prima di metterlo a disposizione sul mercato. Infine, i rivenditori dovranno assicurare che il DPP sia facilmente accessibile ai clienti e potenziali clienti, ciò anche in caso di vendite a distanza.

Impatti sul settore moda:

Trasparenza. I consumatori potranno infatti accedere facilmente a informazioni precise e verificabili sul prodotto ed effettuare scelte di acquisto più consapevoli, soprattutto riguardo all’impatto ambientale e sociale del prodotto stesso.

Tracciabilità end-to-end dei prodotti del settore tessile. Grazie al DPP sarà possibile seguire ogni fase della produzione, dalla materia prima fino al prodotto finito, riducendo il rischio di pratiche di greenwashing e social washing. Inoltre, i passaporti digitali faciliteranno le autorità pubbliche nella verifica della conformità alle normative e nei controlli sul ciclo di vita dei prodotti, dall’inizio della produzione fino alla gestione dei rifiuti.

Miglioramento della supply chain: le informazioni raccolte e rese accessibili tramite il DPP potranno essere utilizzate per migliorare la gestione della catena di fornitura, ottimizzare i processi produttivi e ridurre i costi legati agli sprechi. Le aziende potranno, inoltre, monitorare e migliorare continuamente le proprie pratiche sostenibili.

Per garantire l’efficacia del DPP, il sistema di lettura delle informazioni dovrà essere economico e accessibile a tutti gli attori della filiera nonché durevole per l’intero ciclo di vita del prodotto.

Tra le soluzioni prospettate e, per alcune imprese del settore già in fase di test, vi sono tecnologie quali i QR code, i tag RFID e NFC.

Ma quali effetti avrà l’implementazione del DPP sull’esigenza di tutela della proprietà intellettuale che i vari brand del settore mirano a preservare?

Il DPP, in quanto strumento finalizzato ad incrementare la tracciabilità della supply chain e la trasparenza, è uno strumento utile anche ai fini della identificazione e repressione di attività in violazione dei diritti di proprietà intellettuale. Non a caso, infatti, il DPP è una delle misure la cui la adozione è raccomandata dalla Commissione Europea (Raccomandazione della Commissione del 19.3.2024) al fine di combattere la contraffazione e rafforzare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, quale strumento in grado di assistere gli operatori economici e le autorità doganali nel tracciamento dei prodotti.

Tuttavia, l’adozione del DPP solleva qualche preoccupazione per i titolari dei brand rispetto alla tutela dei propri segreti commerciali. Le informazioni contenute nel DPP potrebbero, infatti, avere natura riservata (si pensi, ad esempio, alle informazioni relative ai processi produttivi o ai materiali utilizzati o ai fornitori) e dunque la circolazione del DPP potrebbe comportare una divulgazione di segreti commerciali. È, pertanto, cruciale che nell’implementazione del DPP vengano adottati dei protocolli che garantiscano la secretazione delle informazioni aziendali aventi natura riservata, al fine di evitare che venga meno uno dei requisiti legali richiesti al fine della loro protezione giuridica.

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