Sicurezza sul lavoro tra vecchi e nuovi rischi : le esperienze aziendali.

Le questioni della sicurezza del lavoro sono purtroppo di continua drammatica attualità. Ai rischi tradizionali che continuano a mietere vittime si sono aggiunti nuovi rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori: rischi legati in particolare alle trasformazioni tecnologiche che hanno investito il mondo delle imprese e la organizzazione del lavoro.

La velocità e la profondità dei processi tecnologici richiedono di ricercare soluzioni nuove e strutturali, come sono strutturali le cause dei cambiamenti in atto.

Una indagine diretta ad analizzare l’impatto di queste trasformazioni sui problemi della sicurezza del lavoro è stata avviata qualche mese fa da un centro di ricerca della Università Cattolica (WSP Co-Lab), che fornisce alcune prime indicazioni significative.

L’obiettivo della ricerca è di analizzare, partendo da alcuni studi di casi aziendali, la evoluzione dei rischi di infortunio e di malattie professionali a seguito delle trasformazioni della organizzazione del lavoro conseguenti alla diffusione delle nuove tecnologie digitali e della intelligenza artificiale.

I risultati delle analisi dei casi aziendali saranno discussi con gli stakeholder e potranno segnalare buone pratiche di prevenzione e mitigazione dei rischi; potranno anche dare indicazioni alle istituzioni e alle imprese, su come fronteggiare le sfide poste dalle transizioni in atto e per diffondere una aggiornata cultura della sicurezza.

L’impatto delle tecnologie digitali e della intelligenza artificiale sugli ambienti di lavoro

In primo luogo sono stati considerati e valutati, con indagini documentali e sul campo svolte in collaborazione con responsabili aziendali, con rappresentanti sindacali e con la collaborazione di dirigenti dell’INAIL, gli impatti negativi e positivi delle Innovazioni tecnologiche sulla origine, sulla diffusione e sulla morfologia dei rischi.

Quindi si sono analizzate le strategie e le pratiche aziendali volte a fronteggiare e soprattutto a prevenire tali rischi sia nel contesto lavorativo, sia a fronte delle connessioni sempre più strette, anzi della permeabilità, fra luoghi di lavoro e ambiente esterno.

È questo un fenomeno di crescente rilievo nelle strategie e nella stessa percezione delle imprese, che è suscettibile di ampliare il concetto di rischio professionale.

Queste connessioni fra luoghi di lavoro e ambiente esterno sollecitano sia le aziende sia le istituzioni pubbliche ad adottare strategie complessive di prevenzione e di mitigazione dei rischi riguardanti il lavoro come l’ambiente.

In questa ricerca imprese ed istituzioni sono guidate dalle indicazioni provenienti dagli orientamenti europei e internazionali, che segnalano la necessità di un approccio unitario alla questione della sicurezza e della salute (one health).

Un secondo orientamento, insieme di metodo e di merito, è fondamentale per valutare correttamente i rischi per la sicurezza sul lavoro e le strategie per affrontarli: esso richiede di considerare la sicurezza non come questione tecnica settoriale, separata dal contesto aziendale, ma come un elemento coessenziale della organizzazione dei processi produttivi e risultato della loro qualità ed efficacia-

Tale orientamento è già presente nella impostazione del TU 81/2008, che lo riferisce a modelli di organizzazione e produzione industriali, dominanti in passato, ma ora profondamente alterati dalla terziarizzazione e poi dalla digitalizzazione della economia

Nella ricerca abbiamo riscontrato che la consapevolezza del carattere strutturale delle questioni della sicurezza è largamente diffusa almeno nelle grandi aziende.

La sfida per le aziende e per i loro stakeholder è ora di trarre le conseguenze in ordine alle decisioni sui modelli e sui processi produttivi e organizzativi, da attuarsi in contesti radicalmente diversi da quelli del secolo scorso e dello stesso periodo in cui è stato concepito il tu 81.

Le nuove tecnologie per la prevenzione e controllo dei rischi tradizionali

Una prima indicazione, prevedibile ma non priva di implicazioni, è che le innovazioni tecnologiche in atto danno origine a profili di rischio inediti ;ma d’altra parte non eliminano la presenza dei rischi tradizionali, che restano ancora inadeguatamente prevenuti e controllati, come si può verificare dalla persistenza degli infortuni anche gravissimi in settori come edilizia e agricoltura, da sempre a più alta esposizione al rischio.

La nostra ricerca conferma che per prevenire questi infortuni è decisivo il rigoroso rispetto delle regole, comprese quelle più elementari, e prima ancora va promossa una cultura della sicurezza diffusa e condivisa da tutti gli operatori.

L’esperienza di queste aziende mostra infatti che la maggior parte degli infortuni in questione sono riconducibili a comportamenti umani scorretti che spesso si combinano con condizioni organizzative inadeguate, non condivise o non adeguatamente partecipate.

E’ significativo al riguardo che tutte le aziende analizzate investono in formazione e in “azioni collettive di consapevolezza”, una grande quantità di tempo ,multiplo di quello richiesto dalla legge e dagli stessi contratti collettivi nazionali-

Ma, ferma restando la centralità della educazione al rischio, le stesse esperienze aziendali mostrano che l’uso delle nuove tecnologie può essere efficacemente finalizzato a mitigare e prevenire molti di questi rischi tradizionali, che spesso si presentano in forme nuove in contesti aziendali tecnologicamente avanzati.

Gli esempi riscontrati sono molteplici, alcuni noti e diffusi, altri meno.

Una serie di casi riguarda i lavori pericolosi diffusi nella manifattura, in cui il rischio può essere ridotto o escluso, facendoli svolgere in tutto o in parte da robot e macchine intelligenti adeguatamente progettate.

Un altro tipo di rischio cui è esposto chi lavora a contatto ravvicinato con macchinari industriali o comunque pericolosi può essere prevenuto in buona misura con sistemi intelligenti di allerta o di blocco in grado di prevenire o impedire contatti pericolosi.

Analogamente i rischi cui sono esposti i lavori svolti in solitudine possono essere prevenuti da device digitali, già in uso in varie aziende, in grado di controllare le condizioni personali dei lavoratori e quelle dell’ ambiente in cui operano.

Un caso più complesso, che presenta problemi sia di fattibilità tecnologica sia giuridici, riguarda l’uso di tecnologie quali visori intelligenti alimentati da IA, per verificare le condizioni organizzative di determinati ambienti di lavoro, in particolare grandi cantieri, e i comportamenti delle persone che vi lavorano.

Un utilizzo del genere, che è in via di sperimentazione in alcune aziende, può essere efficace nel prevenire rischi individuali e collettivi, in quanto è in grado di allertare in tempo reale lavoratori e dirigenti circa situazioni e comportamenti anomali che possano configurarsi come pericolosi.

Il problema, insieme tecnico e giuridico, riguarda le modalità con cui si può organizzare un simile sistema di sorveglianza individuale e collettivo rispettando le regole giuridiche sulla privacy. .

Si tratta di un problema presente in tutte le situazioni in cui si debba ricercare un contemperamento (ragionevole) fra due diritti entrambi costituzionalmente rilevanti: in questo caso fra il diritto alla privacy e il diritto alla salute e sicurezza.

Tale contemperamento dovrebbe ricercarsi anzitutto fra le parti e con l’autorità garante della privacy, onde evitare diffusi contenziosi o reiterati interventi del legislatore.

Anche perché l’uso delle tecnologie digitali e della intelligenza artificiale nella gestione dei rapporti di lavoro e destinato a diffondersi, e cosi i potenziali conflitti fra esigenze e diritti diversi come quelli in questione.

Le applicazioni della intelligenza artificiale alla organizzazione produttiva e del lavoro hanno in realtà implicazioni ulteriori, solo inizialmente riscontrabili nelle prassi aziendali. In particolare possono permettere forme di analisi e diagnosi dell’ operare di macchine e di interi sistemi produttivi più frequenti e precise di quelle condotte con metodi tradizionali; e tali diagnosi sono in grado di migliorare grandemente la prevenzione di rischi da mal funzionamento delle macchine, da usura o simili.

Rischi psicosociali, condizioni personali e rapporti con l’ambiente

Le indicazioni qui riassunte mostrano come molti rischi tradizionali possano essere trasformati e prevenuti da un uso finalizzato delle nuove tecnologie digitali e della intelligenza artificiale.

Quasi tutta la strumentazione tecnologica menzionata sopra, salvo forse le ultime ricordate, è già disponibile e non eccessivamente costosa.

Diffonderla al di là di casi singoli, specie nelle piccole aziende dove sarebbe più urgente, è una sfida che chiama in causa non solo le istituzioni, ma le parti sociali e i loro enti bilaterali presenti sul territorio. Richiede strategie e scelte organizzative condivise volte a valorizzare le potenzialità di questi strumenti per diffondere e rendere sistematica la prevenzione.

Se la ricerca mostra le possibilità di controllare in via umana e tecnologica i rischi tradizionali anche nelle loro trasformazioni, indica peraltro come i cambiamenti in atto nella morfologia e nella diffusione dei rischi siano anche più profondi e significativi.

I motivi sono molteplici. Hanno a che fare con le tecnologie digitali che hanno alterato molti tratti del lavoro industriale storico, hanno dematerializzato luoghi e tempi del lavoro, hanno favorito rinnovate forme di divisione e frammentazione delle prestazioni, e in certi casi di nuova alienazione.

Ma risentono in generale di un contesto economico sociale percorso da tensioni e diseguaglianze, che pesano sulla qualità dell’ occupazione e sulle condizioni delle persone che lavorano.

Le indagini, compresa la nostra, rilevano che questo insieme di fattori diffusi nella economia e nella società digitale ha cambiato in larga parte del sistema produttivo, specie dei servizi, la stessa natura e i contenuti dei rischi per la sicurezza e per la salute dei lavoratori.

In alcune aziende esaminate del settore terziario abbiamo rilevato, come a fronte della diminuzione dei rischi e degli infortuni tradizionali, siano in forte crescita i rischi cd psicosociali. .

Si tratta di una tipologia alquanto eterogenea di situazioni, che sono legate non solo ai caratteri del contesto lavorativo, in particolare a disfunzioni organizzative e di gestione, ma che, combinate con queste, incidono sulle condizioni soggettive delle persone, e quindi variano a seconda della loro età, dello stato generale di salute, delle condizioni familiari, ecc.

Lo stress lavoro correlato è lo stato patologico da tempo riconosciuto dalla normativa internazionale e italiana (il TU 81), che ne prescrive anche specifiche modalità di accertamento e di reazione.

A questo si sono aggiunte altre forme di disadattamento e di patologie non riconosciute, ma che, come testimoniano le aziende analizzate, sono legate al contesto lavorativo e incidono negativamente sullo stato di salute e sul benessere dei lavoratori: dallo stress dovuto a uso intensivo delle tecnologie (technostress), alla sindrome cd. “da burnout”, presente specie fra lavoratori esposti a frequenti interazioni anche emotivamente coinvolgenti con i clienti, fino al mobbing, esso stesso causa di stress.

Alcune realtà aziendali dei servizi menzionano come oggetto di attenzione delle loro politiche per la salute e sicurezza dei loro dipendenti situazioni patologiche non riconducibili a rischi professionali specifici, ma che comunque sono legate, con nessi indiretti e deboli spesso manifestantesi nel tempo, alle condizioni lavorative e dell’ ambiente (non solo calore e rumore, ma qualità dell’ aria e inquinamento): da fenomeni di disadattamento e di depressione anche grave, al diffondersi di malattie croniche precoci, quali obesità e diabete, fino alle fragilità proprie di una popolazione che invecchia.

Nuove responsabilità della impresa: dalla prevenzione del rischio alla promozione del benessere

La considerazione di tali situazioni segnala un allargamento delle politiche aziendali dalla prevenzione e cura degli infortuni e delle malattie professionali alla promozione della salute e del benessere personale e organizzativo dei dipendenti; un obiettivo da valutare sia nei vari cicli di vita, dal primo inserimento dei giovani fino alla vecchiaia, sia alle condizioni familiari in quanto influenti anche sulla vita di lavoro.

Tale allargamento ha implicazioni significative, ancorché ancora iniziali, sui contenuti e sugli strumenti delle politiche per la sicurezza.

Queste si integrano da una parte con gli istituti del welfare aziendale, dall’altra con la prevenzione e la cura sanitaria, come mostra la diffusione sistematica e periodica delle visite mediche e l’ascolto personalizzato ai bisogni di cura dei dipendenti.

In sintesi si può dire che con queste politiche l’impresa assume il ruolo di istituzione responsabile non solo delle condizioni e dei diritti del lavoro in senso stretto, ma della cura del benessere fisico e psichico delle persone e della salvaguardia dell’ ambiente in cui vivono.

Un simile orientamento corrisponde a una visione olistica e persona-centrica della salute e della prevenzione dei rischi coerente con le indicazioni dell’organizzazione mondiale della sanità.

Tale orientamento è riconosciuto e sostenuto anche dalle recenti normative europee sulla responsabilità dell’ impresa, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD 2022/2464) e la Corporate Due Diligence Directive.

Le due direttive, la prima che prevede l’obbligo delle aziende di comunicare in modo trasparente gli impatti delle attività loro e di quelle della supply chain; la seconda che pone il dovere di curare affinché le stesse attività rispettino i fondamentali diritti sociali e ambientali, definiscono una nuova visione del ruolo delle imprese.

Attribuiscono alla (grande) impresa la responsabilità di contribuire al perseguimento di obiettivi di rilevanza pubblica quali la tutela dei fondamentali diritti sociali e la salvaguardia dell’ ambiente.

Le politiche aziendali di prevenzione e di contrasto dei rischi per la sicurezza del lavoro costituiscono un’area particolarmente importante per verificare il contributo di rilevanza pubblico cui sono chiamate le imprese.

Le esperienze aziendali raccolte dall’indagine qui presentata forniscono indicazioni positive ancorché iniziali di questo possibile contributo.

 

Fonte: Lavorosì – https://www.lavorosi.it/rapporti-di-lavoro/dovere-di-sicurezza-e-norme-prevenzionistiche/sicurezza-sul-lavoro-tra-vecchi-e-nuovi-rischi-le-esperienze-aziendali/

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