Il Tax Control Framework si evolve da requisito per l’adempimento collaborativo a strumento strategico per tutte le imprese che mirano a una gestione fiscale più trasparente ed efficiente. Il recente decreto delegato n. 221/2023, attuativo della Riforma fiscale, introduce un modello volontario, offrendo benefici concreti in termini di riduzione del rischio, governance e compliance. Analizziamo le opportunità e le implicazioni di questa evoluzione normativa.
Introduzione
Negli ultimi anni il rapporto tra fisco e imprese è mutato profondamente. Il tradizionale approccio basato su controlli ex post e accertamenti fiscali sta lasciando spazio a modelli di compliance preventiva, che mirano a ridurre il rischio di contenzioso attraverso un dialogo costante con l’Amministrazione finanziaria.
In questo scenario si inserisce il Tax Control Framework (di seguito “TCF”), un sistema organizzativo volto a identificare, misurare e monitorare il rischio fiscale delle imprese. L’ obiettivo è quello di garantire una gestione più trasparente e strutturata degli adempimenti tributari, offrendo al contempo maggiore certezza sulle interpretazioni adottate dall’Agenzia delle Entrate.
Fino a poco tempo fa, il TCF costituiva esclusivamente un requisito imprescindibile per accedere al regime di adempimento collaborativo, riservato alle grandi imprese. Con il recente D.Lgs. 221/2023 (“decreto delegato”), attuativo della L. 111/2023 (“Legge Delega”), il TCF ha segnato un primo e significativo passo verso un rapporto più evoluto tra imprese e Amministrazione finanziaria. È stato infatti introdotto un modello volontario di TCF, accessibile anche alle societ…
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Daniele Sabatini, Senior Counsel
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Daniele è specializzato in consulenza fiscale internazionale e assistenza a multinazionali, svolge anche attività di analisi di rischio fiscale preventiva su casi di riorganizzazione transnazionale oltre che curare la redazione di pareri e interpelli.
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